Merlo: l’innovazione sugli scudi

L’Europa chiama e Merlo risponde. Anzi, anticipa. L’undici dicembre scorso il nuovo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha tracciato le linee di sviluppo lungo le quali l’Unione dovrà muoversi per rendere il Continente a emissioni zero entro il 2050. Un piano mastodontico, dal costo di 260 miliardi di euro all’anno, basato su investimenti di oltre mille miliardi di euro e strutturato da una cinquantina di proposte legislative che impatteranno radicalmente su tutti i settori produttivi e commerciali oltre che sugli stili di vita di ogni Europeo. In tale ottica l’elettrificazione dei trasporti su gomma, delle macchine agricole e industriali e delle auto private giocherà un ruolo determinante e probabilmente non è un caso se già all’ultima edizione di Agritechnica più di un Costruttore ha presentato concept e studi di fattibilità orientati in tal senso.

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Merlo però ha fatto di più. Anche il Gruppo cuneese, da sempre fortemente orientato all’innovazione, ha in effetti presentato due prototipi di sollevatori full electric, “E-Worker 25.5-60 2Wd” ed “E-Worker 25.5-90 4Wd”, ma non erano concept, erano mezzi in avanzato stato di industrializzazione anche se ancora non orientati a una produzione immediata. Progetto a medio termine quindi, a differenza di quello che ha visto protagonisti, sempre in casa Merlo, i nuovi sollevatori “Tf 38.10” versione 2020, apripista della futura gamma cuneese motorizzata in stage V e quindi coerenti con le più recenti normative europee in tema di anti-inquinamento.

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Anche i nuovi “Tf 38.10”, capaci di 38 quintali di portata e un’altezza massima di lavoro di nove metri e mezzo, sono quindi allineati con i futuri sviluppi previsti dall’Unione per tutelare l’ambiente, ma sono una realtà concreta in quanto saranno presto a listino e, è bene sottolinearlo, caratterizzati da features costruttive diverse da quelle che connotavano i precedenti modelli di pari sigla. In primis a livello di motori, unità Deutz a quattro cilindri da tre litri e 600 centimetri cubi eroganti 143 cavalli di potenza a due mila e 300 giri e 500 newtonmetro a mille e 600 giri, prestazioni cui concorrono congiuntamente un sistema di sovralimentazione di tipo turbo/intercooler e un impianto di alimentazione common rail di progettazione Deutz.

All’emissionamento guardano invece un egr refrigerato sull’aspirazione e gli ormai classici catalizzatori doc, nel caso specifico integrati all’interno di un componente denominato “Eat” che abbraccia anche il sistema scr e il filtro dpf. Completamente controllato per via elettronica ed equipaggiato con un treno valvole esente da manutenzioni, il motore prevede tagliandi di controllo e cambio olio diluiti ogni 500 ore, lasso di tempo che contribuisce fattivamente a rendere la macchina decisamente economica in termini di costi di gestione. Nella stessa direzione guarda d’altra parte anche la trasmissione, un gruppo “CvTronic” operante in continuo e pilotato da una centralina che realizza accelerazioni fluide e senza interruzione di coppia da fermo alla massima velocità privilegiando sempre il contenimento dei consumi nel rispetto delle prestazioni attese dall’operatore.

Si compone di due motori idrostatici a pistoni assiali, alimentati da una pompa idraulica a gestione elettronica. Alle basse velocità di lavoro i due motori idrostatici agiscono congiuntamente per dar luogo alla massima coppia che risulta incrementata del dodici per cento circa rispetto alle trasmissioni idrostatiche convenzionali. Durante i trasferimenti, uno dei due motori viene invece isolato dal sistema di comando così da indirizzare il flusso dell’olio sull’altra unità, peraltro dimensionata in modo da far raggiungere alla macchina la massima velocità anche a pieno carico o se traina rimorchi fino a venti tonnellate di massa. La soluzione permette inoltre in ciclo misto di contenere fino al 18 per cento i consumi di gasolio, complice anche la presenza dei sistemi “Epd plus” o “Epd Top” che gestiscono in maniera intelligente il regime motore adeguandolo al variare delle condizioni operative.

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Lo stesso impianto realizza anche le funzioni di cruise control e “Heavy load eco” integrando, se la macchina è dotata del nuovo joystick capacitivo Merlo presentato in queste stesse pagine, anche una ulteriore funzionalità che lega i giri motore allo stesso joystick contribuendo a rendere il lavoro più rapido e facile. Un’elettronica intuitiva e al servizio dell’uomo quindi, tecnologia che sui nuovi “Tf38.10” è anche alla base del sistema di connessione “Merlo Mobility 4.0”, voluto per permettere un monitoraggio da remoto e in tempo reale delle macchine attuato per via satellitare. Il sistema assicura il controllo diretto e istantaneo del lavoro svolto, funge da antifurto in quanto può essere programmato per spegnere il motore se il mezzo esce da un’area pre impostata e, soprattutto, rende predittiva la gestione delle manutenzioni, altra funzionalità che concorre alla riduzione dei costi di gestione.

A bordo di un “Tf 38.10” in pratica non si è mai soli, a maggior ragione se si pensa che il mezzo è anche dotato di un nuovo circuito elettronico di tipo can-bus che ha permesso di enfatizzare le prestazioni del sistema di sicurezza “CdC”, ampiamente collaudato sui sollevatori “Panoramic” dotati di stabilizzatori. Opera mediante un’interfaccia grafica a colori riportata su un display da dieci pollici di diagonale e permette all’operatore di gestire in sicurezza anche movimenti al limite della stabilità grazie al fatto che se questi viene superato il sistema entra in aziona automaticamente bloccando ogni mossa aggravante. Inoltre permette anche di impostare dei limiti alle velocità di sfilo in fase di sollevamento o discesa e su un eventuale sistema idraulico opzionale come per esempio può essere quello di un movimentatore.

Nuovi telai e nuovi assali

Le strutture portanti dei “TurboFarmer” modello 2020 sono state riprogettate in un’ottica di maggior rigidità e tali risultano anche gli assali, dotati di un nuovo differenziale centrale, nuove strutture in fusione e nuovo riduttore ruota. Tali soluzioni, nel loro complesso, incrementano la vita utile sia del singolo componente sia della macchina in generale se soggetta ad attività pesanti condotte per lunghi lassi di tempo. Per migliorare il comportamento delle ruote e dell’intera trasmissione in fase di manovra, sono stati anche riprogettati i giunti omocinetici dei semiassi, mentre per esaltare la versatilità di lavoro della macchina è disponibile il sistema Merlo che permette di traslare lateralmente il braccio favorendo e accelerando le operazioni di impilamento.

Ora i joystick sono capacitivi

Fra i contenuti tecnici di maggior rilevo proposti dai nuovi “Tf 38.10” vanno segnalati i nuovi joystick capacitivi e semi-anatomici di progettazione Merlo. Integrano tutti comandi preposti alla gestione delle funzioni operative della macchina e quelli per la gestione della trasmissione disponendo anche di due sensori che rilevano la presenza della mano dell’operatore. Nella parte frontale sono presenti i comandi proporzionali del braccio – sfilo/rientro, funzioni ausiliarie e marcia neutra – mentre in quella posteriore è presente il selettore del senso di marcia che velocizza per via elettroidraulica le manovre. Previsto anche un inversore a leva sulla sinistra del piantone di sterzo. I movimenti a croce del joystick attuano e pilotano invece i movimenti del braccio.

Massimo comfort

La sigla “Cs” inserita nelle denominazioni di alcuni modelli “Tf 38.10” è l’acronimo di “cabina sospesa”, una soluzione brevettata Merlo tesa a isolare il vano abitativo dal telaio e dalla meccanica. Ne derivano una superiore silenziosità, l’assenza di vibrazioni e una riduzione degli scossoni quando si lavora su fondi sconnessi. Il vano è anche climatizzato, dotato di poltrona sospesa e nella parte superiore integra un tetto trasparente protetto da una griglia anti sfondamento che agevola le attività in quota. Da segnalare che a favore del comfort gioca pure l’eventuale sistema di sospensione del braccio, impianto peraltro indispensabile quando la macchina opera spesso movimentando prodotti sfusi che, per loro natura, tendono a fuoriuscire dalle benne quando queste sono colme e la macchina marcia su fondi non lisci.

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